Cari amici,

Ho appreso dalla stampa che il comune di Aci Castello ha ritirato il bando di reclutamento di un direttore, a titolo gratuito, per il museo civico del Castello Normanno di Aci.
Il comune non ha ritenuto di comunicare a me, candidato, le ragioni della decisione, che sono però evidenti: un clamore mediatico nazionale attorno ad un preteso schiavismo dell’ente pubblico che pretenderebbe gratuitamente del lavoro specializzato.
Questi lamentatori seriali, che certamente non hanno mai visitato il castello normanno, non sanno che il sedicente museo non esiste: si tratta di qualche teca collocata all’occaso in cui si vede qualche anfora sbreccata, un paio di cranii didattici di ominidi preistorici e un pugno di pietre, assolutamente identiche a quelle collezionate dai ragazzini sulle spiagge, cui si dà il pomposo nome di “sezione mineralogica”.
Il museo dunque non esiste in quanto tale, è un concetto astratto: il direttore è chiamato a svolgere il còmpito di custode del ruolo culturale del Castrum Jacis, una funzione che non è suscettibile di valutazione economica e, di conseguenza, non viene pagata.
Personalmente, avendo ogni requisito, ed essendo in più dottorando di ricerca con specializzazione proprio sulla Sicilia normanna, se fossi stato selezionato avrei avuto modo di dimostrare il mio amore per il territorio ricoprendo un incarico che mai avrei potuto ottenere per assegnazione diretta, non conoscendo alcun politico e non potendo aspirare a simili incarichi senza un concorso.
Non avrei guadagnato nulla dall’incarico in sé, ma avrei avuto modo di fare carriera grazie ad un’esperienza unica a due passi da casa mia.
Invece, grazie alla pressione mediatica di una massa di odiatori seriali, il comune verosimilmente non riproporrà il bando, perché non si può pensare di pagare seriamente una posizione di nessun valore economico, e io ho perso la possibilità di partecipare, e forse anche di vincere, una posizione di mio assoluto interesse.
Abbiamo perso tutti un’occasione grazie allo starnazzare di chi vede il marcio anche dove non c’è.
Luigi Gennaro

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